Pubblichiamo con piacere la testimonianza di un nostro socio in seguito all’escursione al Monte Ortigara dello scorso 23 settembre.
Buona lettura!
Ortigara
di Francesco Cavinato
Il 23 settembre 2018 ho deciso di partecipare all’escursione del gruppo Cai di Camisano sul monte Ortigara, pellegrinaggio in memoria di quei 22 battaglioni di Penne Nere che combatterono con estremo eroismo una cruenta battaglia, dove si persero tredicimila uomini tra caduti feriti e dispersi (dispersi!!!).
Io sono stato un socio Cai per lunghi anni, partecipando a moltissime escursioni e numerosi ghiacciai sempre accompagnato da soci esperti e in alcuni casi da guide alpine appositamente ingaggiate per l’occasione.
Ho sospeso la frequentazione per motivi motori rimanendo assente per ben 5 anni. Con opportune cure ortopediche e fisiatriche ho recuperato una buona mobilità. Ultimamente mi sono allenato con passeggiate, giri in bicicletta e quel che più conta due escursioni con dislivello di 600 metri. Incoraggiato dalla buona riuscita e dai tempi impiegati ho deciso di partecipare all’uscita sull’Ortigara.
Ritrovo dei partecipanti in piazza Pieve, siamo alquanto numerosi, questo particolare mi consola: vuol dire che l’escursione non sarà troppo impegnativa. Come previsto dal programma ci sono alcuni Alpini e ciò mi fa piacere, sono alpino della Julia.
Con mezzi propri si parte: autostrada, Asiago, Gallio, Campomulo e piazzale Lozze raggiunto dopo uno sballottamento tipo burcio (storico attrezzo che scuotendo la panna forma il burro).
Il percorso previsto si snoda per 10 km con un dislivello di 500 m. Raggiungiamo prima cima Caldiera (2.124 m) e successivamente cima Ortigara (2.106 m).
Capi gita sono Graziano e Marilena. Dovete sapere infatti, che le uscite Cai sono sempre seguite da due responsabili, uno guida il gruppo su percorso segnato, l’altro chiude rimanendo sempre accanto all’ultimo, perché un ultimo c’è sempre.
La partenza speranzosa e baldanzosa della numerosa compagnia inizia a snodarsi su un percorso ghiaioso e manco a dirlo, in salita. Man mano che passano i minuti, il brusio si affievolisce e le gambe prendono coscienza di quello che le aspetta. Io, per la scarsa preparazione o per il passo preso dal capo gita, pian piano perdo terreno ma sono fortunato, al mio fianco c’è Marilena, graziosa, gentile e molto professionale, con le sue rassicurazioni mi conforta e mi incoraggia: “Non preoccuparti vedrai che arriviamo”.
Nel frattempo qualcuno si accorge del mio andare lento. Lino mi si avvicina e con grande disponibilità si offre di portarmi lo zaino. Memore di quanto mi accadde in altra occasione, quando cedetti a tale richiesta, per almeno 2 anni mi sentii burlescamente prendere in giro (chi in montagna non riesce a portare il proprio zaino è meglio che stia a casa), declino l’invito e ringrazio.
Mentre la mia maglia si è inzuppata di sudore, ci avviciniamo a cima Caldiera. Una volta raggiunta, inchino alla croce con tutti i suoi ricordi, breve e salutare sosta, un sguardo al panorama e giù a scendere.
Fra le due cime c’è un avvallamento, sono le 13, Graziano decide la sosta per rifocillarci, lo facciamo tutti di buon grado. Io a dire il vero sono alquanto sfiatato e non mi riesce di consumare quanto mi ero portato, se non un pacchetto di biscotti e un po’ d’acqua. Si riparte: con un ultimo sforzo su un percorso scosceso e in parte attrezzato (una corda di acciaio alla quale ci si aggrappa), arriviamo a cima Ortigara, incontrando prima il Cippo Austriaco e poi la Colonna Mozza.
Questa è la meta della nostra escursione e qui proviamo la massima emozione. C’ero già stato, ciò nonostante una certa ansia ti prende e non la sai definire. Quella colonna mozza stimola pensieri di tempi lontani, bombardamenti, distruzioni e massacri di persone come me, di giovani immolati per una Patria oggi profanata da un mal costume e da un decadimento morale che non rende onore a chi per questa Patria ha dato la vita.
Si riprende il cammino, credetemi, la discesa se pur accidentata mi è di grande sollievo. Marilena è rimasta al mio fianco per tutta la salita ed io sono rimasto con Lei per tutta la discesa.
Arrivati al campo base, piazzale Lozze, sorpresa: i miei colleghi Alpini, sfilate dal frigo portatile un paio di bottiglie di prosecco, invitano a brindare al successo della giornata, tra strette di mano e buoni auspici per una prossima uscita.
Ringrazio Graziano, capo Cai di Camisano, che in questa occasione come in tante altre è stato il responsabile della gita; mi piace pensare abbia fatto delle soste intermedie per farmi recuperare.
Ringrazio Marilena per la pazienza e la grazia avute e ringrazio anche Lino per la molteplice offerta di portarmi lo zaino.
La lettera in formato .doc